Racconti di Alessandro Patriarca

Agnone, Febbraio 2009

UN RICORDO DI TEODOLINDA MORGANO (1887 – 1986)

Teodolinda Morgano, Lnduccia …per i santangiolesi… in una foto degli anni ’70.

Teodolinda Morgano nacque a Sant’Angelo del Pesco il 3 Febbraio del 1887 e morì ad Isernia il 6 Giugno 1986.
Se esiste il Paradiso, (modo di dire di Agnone) chi l’ha conosciuta è certo che la sua anima ha ricevuto la ricompensa dei giusti. Sposata con tre figli, Tonino, Filomena e Peppino. Perse il marito Giovanni Meccia in giovane età. Si ammalò a quattordici anni nel seminario di Albano e morì il figlio Peppino, poi la figlia Filomena. Poco dopo Tonino che era Podestà ebbe dei problemi di salute con febbre che non lo lasciava. Il medico del paese lo mise a digiunare. La poveretta riuscì a trovare dei soldi e fece giungere a Sant’Angelo del Pesco il celebre medico Antonio Cardarelli. Non appena il medico si affacciò alla camera, senza visitarlo, disse: non posso fare nulla te l’ha ucciso il medico del paese! Ha la tubercolosi e non osservare il digiuno per la sua febbre.
Vedova, senza mai rinnegare la Fede in Dio, viveva in casa e in chiesa aveva sempre la corona del Rosario tra le mani. Ospite di parenti a Isernia non accettava di essere servita, ma di servire nonostante l’età. Un particolare che mi colpì a pranzo il giorno 28 dicembre, non mangiava carne, per rispetto alla strage dei Santi Innocenti uccisi da Erode.

UN RICORDO DI DON GENNARO DI NUCCI (1920 – 1994

Don Gennaro Di Nucci in una foto del 1990. È stato parroco dei santangiolesi dal 1944 al 1948.

Don Gennaro Di Nucci nasce a Capracotta il 10 settembre 1920. Fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Trivento il 25 giugno 1944 e fu parroco di Sant’Angelo dal dicembre del 1944 fino a metà anno 1948, quando, per malattia, fu costretto a lasciare la parrocchia. La Casa di Riposo « San Bernardino » che lui dirigeva era tutta opera sua e molti agnonesi a don Gennaro gli volevano bene e spesso gli regalavano frutta, medicine, vestiti e quanto occorreva per la Casa di Riposo che ancora oggi (2008) funziona ed ospita tra donne ed uomini quaranta persone. La Casa di Riposo era nata come convitto per studenti orfani di figli di Marinai ed ha ospitato fino al 1970 studenti in numero di cento. Era un seminario estivo della Diocesi di Trivento ed oggi ad amministrarla è la Curia. Il ricordo, comunque, degli anni della guerra è sempre vivo, limpido e ricco di particolari, e la figura di don Gennaro, come vedremo in seguito, fu di grande stimolo e coraggio per tutti i santangiolesi impegnati in quei anni nella difficile e dolorosa ricostruzione delle proprie case.
Don Gennaro muore ad Agnone il 30 marzo del 1994. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Capracotta, suo paese natale.

DA UN RACCONTO DI DON GENNARO

Don Gennaro ricorda con estrema precisione gli anni difficili del suo sacerdozio a Sant’Angelo, dove tutti gli volevano bene. Un certo Mastro Domenico, durante i sacri riti si incantava ed al termine di ogni funzione si alzava in piedi e diceva ad alta voce: « Bravo Don Gennaro ».
I santangiolesi erano e sono molto devoti alla religione cattolica ; tuttavia alcuni abitanti gravitanti su Sant’Angelo ma pertinenti al Comune di Pizzoferrato, avevano alcune consuetudini. In caso di morte di un familiare, solevano offrire il pranzo funebre; ogni persona che entrava in casa per rendere omaggio al morto, doveva mangiare nella stanza attigua; sembrava una rievocazione di rito pagano, ma comprensibile se si pensa che il cadavere doveva essere riportato a Pizzoferrato con una scala che serviva da portantina e le persone addette a questo tipo di trasporto dovevano avere sufficiente forza fisica. Inoltre, le donne di questi casolari avevano la strana abitudine (questa sì di origine pagana), di graffiarsi il volto e strapparsi ciocche di capelli fino alla fuoriuscita del sangue, per dimostrare agli astanti ed ai familiari anche il loro dolore.
Don Gennaro impedì queste usanze, come l’altra di mettere nella bara gli oggetti più cari appartenenti al defunto. A tal proposito si verificò un grave episodio: morì un giovane e i familiari misero nella bara anche la fisarmonica, a lui molto cara in vita ; alcuni compagni del giovane, di notte tempo, disseppellirono la bara e rubarono la fisarmonica. Vi fu la denuncia e le indagini sortirono il loro effetto, ma, da allora, anche questa usanza fu abolita.

UN RICORDO DI ANGELA PREZIOSI (1923 – 2009)

Angela Preziosi, Angelina …per i santangiolesi… in una foto degli anni ’40.

Da ragazzo andavo a Pescopennataro nel periodo estivo a casa dei miei zii Tonino Terreri e Angela Preziosi, per trascorrere un periodo diverso dalla vita che si svolgeva ad Agnone.
La zia mi ha insegnato tante cose, dal modo di comportarsi a tavola, a riprendermi nel parlare, ad essere rispettoso verso le persone più grandi. La casa era sempre piena di gente che non solo venivano per un consiglio, ma anche per essere aiutati diversamente. L’amore per la famiglia, la sua disponibilità, il suo prodigarsi, la distinguevano come persona buona.
Devo a Lei tantissimo, forse, non ho ricambiato a dovere i suoi sacrifici per quanto tempo ha riservato alla mia famiglia di Agnone sia nella gioia che nel dolore. La mia malattia poteva avere un’altra strada dolorosa, e solo grazie alla sua resistenza nel scegliere un bravo medico che nessuno conosceva e che oggi ci ha lasciato ancora giovane.
Mi accompagnò dal Prof. Franco Puca che sempre mi ha ripetuto: è una mia soddisfazione nel vederti, ma non sono stato io a guarirti, ma la mano dell’Altissimo. Ora sono certo che le loro anime sono nel Paradiso e pregano per noi. La fede ci sorregge con la preghiera per il vuoto lasciato ed il ricordo in tutti i familiari resterà vivo.