Nell’aria fresca di una limpida mattinata settembrina, il sole tingeva di calore e luce i colori mutevoli dell’imminente autunno. In un tranquillo paesino immerso nella campagna, mi sveglio con un brivido di emozione nell’aria. Il momento perfetto per esplorare e catturare la bellezza della natura circostante.
Sant'Angelo del Pesco
Ricordi di calde giornate agostane, tante e divertenti. Battute dialettali e legami fra vecchi e nuovi amici. Nonni narratori e profumi di cibi deliziosi. Flessioni dialettali quasi scomparse e un’atmosfera magica di avventure e spensieratezza. Tutto ciò racchiuso in poche settimane, custodite gelosamente, ma che come ogni anno, svaniscono troppo presto.
Siete giunti qui da diverse direzioni. Alcuni di voi hanno percorso la A14 da Nord, uscendo al casello di Val di Sangro. Da lì, avete proseguito sulla strada statale 652 “Fondo Valle Sangro“ fino a raggiungere Sant’Angelo del Pesco.
Altri, invece, sono partiti da Roma, percorrendo l’autostrada A1 e uscendo al casello di San Vittore. Da lì, avete seguito la direzione Venafro – Roccaraso – Castel di Sangro.
Infine, c’è chi ha preferito l’itinerario da Napoli, anch’esso attraverso l’autostrada A1, con uscita a Vairano – Caianello. Da questo punto, avete proseguito verso Venafro – Roccaraso – Castel di Sangro.
I fascarelli: un’icona e un simbolo di radici profonde; la “fascarllata“: l’occasione ideale per riunirci, un pretesto per ritrovare amici e famiglia, condividendo gioie e momenti preziosi insieme.
Questa sera tutti in piazza! Sant’Angelo del Pesco, con gioia e orgoglio, celebra la 41esima edizione della tradizionale sagra della polenta. Un’attesa lunga un anno, un’occasione per condividere le nostre tradizioni, la nostra cultura e il nostro amore per il nostro paese.
Nei piccoli paesi di montagna, agosto è il mese di sagre e tradizioni che affondano le loro radici nella fede e nel calore dei secoli passati. Anche Sant’Angelo del Pesco, un piccolo paese del Molise, ogni anno nel mese di Agosto, viene animato da festeggiamenti e tradizioni secolari.
Lungo la provinciale che si allontana dal paese per via Roma si snoda una strada che offre uno spettacolo unico e affascinante: la scoperta dei casolari di Contrada Canala e dell’immensa campagna santangiolese. In pochi istanti, il paesaggio si trasforma, lasciando alle spalle il piccolo paese per lasciare spazio a una natura rigogliosa e incontaminata. La vista si perde in un susseguirsi di verde, con distese di campi e prati punteggiati da fiori selvatici.
Eh sì, quanti ricordi! Ricordi casuali, ma non solo. Ricordi che riportano alle meraviglie dei tempi passati e che trasportano immediatamente a una vita spensierata: risate e abbracci, sguardi complici e momenti di confronto, gioia di essere insieme e l’inebriante scoperta di starci bene insieme. Ricordi che saranno per sempre nei nostri cuori. Dedicato a te, amica nostra!
Nel tumulto dei tempi moderni, il dialetto si dissolve lentamente, lasciando un vuoto nelle nostre vite. Tra le giovani generazioni, il dialetto si estingue, portando alla triste prospettiva di un “disastro“ imminente. Dobbiamo agire per conservare questo tesoro linguistico, altrimenti perderemo una parte irripetibile della nostra identità culturale.
Come diceva Emily Dickinson: « Per viaggiare lontano, non c’è nave migliore di un libro »
In un mondo sempre più digitale, dove molti leggono libri virtuali su dispositivi elettronici, le mini-biblioteche rappresentano un’opportunità unica per ritrovare il piacere della lettura trasparente e palese. Qui, tutti possono portare e prendere libri a loro piacimento, sfogliarli, immergersi in storie appassionanti e arricchire la propria mente. Un gesto di condivisione spontanea e di generosità che promuove la cultura e l’apprendimento tra le persone.
In un pomeriggio, un po’ nuvoloso, rimango affascinato da uno scorcio mai visto prima. Passo di qui molto spesso ma non avevo mai sollevato lo sguardo abbastanza in alto. Il suo maestoso profilo sembrava volesse toccare il cielo, invitandomi ad ammirarne la sua bellezza senza tempo. Il campanile, fiero e maestoso, segnava le “due e sedici del pomeriggio“.