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C’era un tempo in cui l’estate aveva il profumo dell’erba secca e della frutta matura. Era un periodo che non si contava in giorni, ma in attese: l’ultima campanella di scuola, le prime cicale che riempivano il pomeriggio, le sere lunghe che si allungavano come il tramonto dietro le colline. Allora, nel mio piccolo paese, agosto era il traguardo dell’anno, ed io da bambino passavo l’inverno e la primavera ad aspettarlo, come si aspetta un regalo promesso.

SANT’ANGELO DEL PESCO, Agosto 2025 – Il ritorno ai gesti semplici: una serata tra amici davanti al bar: chiacchiere, carte e una ritualità che resiste al tempo. – Foto: Sabina Delle Donne.
Non partivamo per le ferie in città lontane. Le nostre vacanze stavano tutte lì, tra le strade di pietra e la piazza assolata, dove il calore faceva tremare l’aria e i vecchi raccontavano storie antiche davanti a un vecchio bar. Bastava poco per essere felici: una palla un po’ sgonfia, un elastico, un fazzoletto annodato a mo’ di rete. Il mondo finiva dove finiva il paese, e io non sentivo il bisogno di andare oltre. Agosto era la nostra “domenica dell’anno”: lungo, lento, pieno di promesse.

SANT’ANGELO DEL PESCO, 1949 – La gioia dei bambini esplode in piazza per l’arrivo della festa più attesa dell’anno. – Fotogramma tratto dal film-documentario “La Festa“ del regista Ugo Fasano.
Quando i padri emigrati tornavano da lontano, il paese si vestiva a festa anche prima della festa. Arrivavano con valigie rigide, mani segnate dal lavoro, volti scavati, ma con gli occhi pieni di luce, abbracciandoci come chi deve recuperare il tempo perduto. Io non capivo ancora cosa volesse dire sacrificio. Correvo libero, con la pelle che sapeva di sole e di polvere, convinto che quella felicità fosse eterna.

SANT’ANGELO DEL PESCO, 1949 – La giostra artigianale, con le sue luci colorate, girava al centro del paese come un piccolo pianeta allegro. – Fotogramma tratto dal film-documentario “La Festa“ del regista Ugo Fasano.
Il 15 agosto era il cuore pulsante dell’estate. Dalla bancarella di Zì Giuann si diffondeva nell’aria il profumo dolce dello zucchero filato, mescolato all’aroma tostato delle noccioline calde. La banda musicale, in giacca rossa e cappello dorato, riempiva ogni vicolo di note squillanti. Al centro del paese, la giostra con i seggiolini volanti e le luci colorate girava fino a tarda sera; e se riuscivi ad afferrare il fiocco, vincevi un giro gratis. La mia preferita.
Poi arrivava la parte solenne: la messa, seguita dalla processione intrisa di profonda devozione popolare, che di notte si dirigeva verso la cappella della Madonna, custode del quadro sacro. Nel pomeriggio, invece, i giochi per grandi e piccoli raccontavano la dimensione più intima, genuina e familiare della festa.

SANT’ANGELO DEL PESCO, 1949 – La processione attraversa le vie del paese tra devozione, canti e passi solenni, accompagnata dallo sguardo attento della comunità. – Fotogramma tratto dal film-documentario “La Festa“ del regista Ugo Fasano.
La sera, tra canti, balli e battiti di mani, prendeva vita un autentico spettacolo musicale, in cui la tradizione si fondeva con la gioia collettiva, regalando emozioni al ritmo della festa. E, a notte fonda, i fuochi d’artificio segnavano la conclusione di una giornata intensa e carica di emozioni. Ma la magia della festa più attesa dell’anno non si spegneva con le ultime scintille: rimaneva nell’aria, nei sorrisi e nei volti illuminati dall’entusiasmo, prolungandosi ancora a lungo.

SANT’ANGELO DEL PESCO, 1949 – La sera, tra canti, balli e battiti di mani, prendeva vita un autentico spettacolo musicale, in cui la tradizione si fondeva con la gioia collettiva. – Fotogramma tratto dal film-documentario “La Festa“ del regista Ugo Fasano.
Eppure, ogni anno, c’è ancora qualcosa che resiste. La banda che all’alba sveglia il paese tra il fresco e il profumo di caffè appena fatto; le candele tremolanti nella messa; la processione che avanza a passi lenti con il suono grave della grancassa. Sono i momenti che restano scolpiti nella mia memoria e che, nonostante tutto, sopravvivono.

SANT’ANGELO DEL PESCO, Agosto 2024 – La banda procede compatta, offrendo alla comunità un accompagnamento musicale che rende la festa ancora più suggestiva. – ViviSantangelo / Oreste Di Cristino.
Oggi quella festa ha perso il suo sapore. La festa più bella dell’anno si è trasformata in una corsa caotica: auto parcheggiate ovunque, serate musicali che non hanno più poesia ma soltanto rumore, luci senza incanto. È rimasto il frastuono, non più la meraviglia. Quello spirito genuino, familiare, si è dissolto. Come avrebbe detto Leopardi: dolce nell’attesa, amara nel presente, malinconica nel ricordo e persino nel futuro.

SANT’ANGELO DEL PESCO, Agosto 2024 – La festa è ormai un ricordo, le strade sono vuote e il paese si riconsegna al silenzio. – ViviSantangelo / Oreste Di Cristino.
Uno scenario che ormai conosco a memoria, che viene puntualmente prodotto ogni anno: strade deserte, una piazza silenziosa, un luogo che, tra un racconto e qualche post sui social, diventa parte della quotidianità, spesso vissuta senza che ce ne rendiamo conto. Spazi che riflettono in modo naturale il mondo in cui viviamo: un piccolo paese fatto di tante solitudini, ognuna diversa, ognuna chiusa in se stessa. Eppure, ci sono momenti capaci di rompere quell’incantesimo.

SANT’ANGELO DEL PESCO, Agosto 2024 – Le luci si spengono, le strade tornano silenziose: la festa più attesa è finita: le vie tornano alla quiete quotidiana, resta la notte. – ViviSantangelo / Oreste Di Cristino.
Così, passati quei pochi giorni di festa, il paese torna al suo silenzio. Restiamo viandanti solitari, immersi in una quotidianità segnata da solitudini parallele. Ma so benissimo che, quando all’alba risuonerà la banda della festa, dentro di me riaffiorerà il ricordo di quel bambino che correva, convinto che la festa non sarebbe mai finita.