Tratto dal libro “La mia biografia”, in uscita per Edizioni ViviSantangelo.

𝙇𝙖 𝙢𝙞𝙖 𝙗𝙞𝙤𝙜𝙧𝙖𝙛𝙞𝙖: il racconto di un viaggio senza confini che si perde tra le rotte del mondo.- Edizioni ViviSantangelo / Oreste Di Cristino
Johnny torna spesso al suo paese, e ogni suo ritorno è una festa. Le strade sembrano riconoscerlo, i volti si illuminano, e l’intera comunità lo accoglie con un affetto sincero, lo stesso che lui ricambia con calore, generosità e una gratitudine che non ha mai smesso di coltivare. Ogni angolo del paese, ogni voce amica, ogni abbraccio racconta un legame che il tempo e la distanza non sono riusciti a spezzare. Per Johnny, tornare non è solo un gesto di nostalgia, ma un atto d’amore verso le sue radici, una celebrazione silenziosa di ciò che lo ha reso ciò che è.
Eppure, ogni volta che Johnny ritorna, nell’aria si avverte una sottile malinconia. Sant’Angelo del Pesco appare come un paese sospeso nel tempo, quasi dimenticato dal mondo, custode silenzioso di un passato che ancora pesa sulle sue spalle. Le case abbandonate, i vicoli silenziosi, gli sguardi che si affacciano dietro le tende raccontano storie di partenze e di attese.
Ma in mezzo a tutto questo, resiste una bellezza autentica: quella dell’armonia ancora intatta tra l’uomo e la natura. I boschi, i monti, il cielo limpido sembrano dialogare con chi resta e con chi torna, offrendo rifugio e consolazione. In questo equilibrio fragile ma profondamente umano, Johnny, ogni volta che torna, ritrova un battito, un respiro, un senso.
Un tempo, le campane di Sant’Angelo del Pesco scandivano il ritmo delle giornate con una semplicità solenne. Al mattino, i loro rintocchi chiamavano i contadini ai campi, ricordando loro il dovere verso la terra e gli animali; alla sera, annunciavano l’ora della preghiera, riportando il silenzio e la riflessione nei cuori delle famiglie. Ma tutto questo, oggi, non c’è più.
Ed è proprio quello che risente Johnny, figlio di quella emigrazione che ha svuotato il piccolo paese, intraprendendo in tenera età il suo primo, duro e faticoso viaggio della sua vita. Erano i tempi dell’emigrazione di massa e il paese era alla ricerca di fortuna in terre straniere. Per Johnny, iniziava un duro lavoro di integrazione in un altra cultura, in un altra lingua e in un altro mondo.
Ogni volta che Johnny torna a Sant’Angelo del Pesco, il suo cuore si riempie di emozioni contrastanti: da un lato la gioia profonda di rivedere i volti familiari e i luoghi della sua infanzia, dall’altro la malinconia per ciò che lentamente si sta spegnendo — sogni, presenze, abitudini che sembrano svanire con il tempo. Eppure, ogni ritorno porta con sé anche qualcosa di straordinario.
Johnny passeggia per le stradine del paese, quasi tutte in salita, tra vicoli stretti e angoli nascosti, che per lui diventano passaggi incantati verso un mondo perduto. Le case disabitate, immerse in una solitudine quasi selvaggia, sembrano sussurrargli storie dimenticate. In ogni scorcio ritrova un frammento della sua infanzia: il rumore dei passi sul selciato, un profumo d’erba, l’eco lontano di una voce cara. È un viaggio sospeso tra memoria e realtà, dove ogni pietra sembra raccontare qualcosa, e il tempo pare rallentare per lasciargli spazio.
Passeggia molto di notte sotto la luce dei lampioni, una volta bella, gialla e soffusa. Lo fa nella solitudine delle strade quando tutto è calmo e silenzioso andando alla ricerca di quel qualcosa che purtroppo non c’è più. Ripercorre storie belle e malinconiche, ma tutto quello che vede sono semplici casette vuote, piene di piacevoli e bellissimi ricordi e tanta nostalgia. Ma nei colori della notte Johnny si sente bene con se stesso e trova il tempo della riflessione e della meditazione.
Di notte, Johnny ama camminare da solo, accompagnato soltanto dalla luce fioca dei lampioni, un tempo calda e dorata, oggi più fredda ma ancora capace di creare atmosfere sospese. Lo fa nel silenzio profondo delle strade addormentate, quando il paese sembra trattenere il respiro. Cammina lentamente, quasi in punta di piedi, alla ricerca di qualcosa che non c’è più: un tempo passato, una voce familiare, un’emozione perduta.
C’è qualcosa di profondamente pacifico in quelle passeggiate notturne. Nei colori sfumati della notte, Johnny ritrova se stesso. Riflette, medita, si riconnette con la sua storia. È in quei momenti che il silenzio si fa complice, e la malinconia diventa una carezza lieve, mai un peso. Un dialogo silenzioso tra l’uomo e il suo paese, tra il passato che non passa e il presente che ancora resiste.
Johnny fotografa tutto quello che vede, in momenti di rito quasi religioso. Forse perché l’intensità del legame che lui sente per questo luogo è troppo forte o forse è semplicemente il luogo dove sono raccolti e custoditi i suoi ricordi più belli, quelli della sua famiglia. Girovaga, pensa, riflette, medita, fotografa, ma tante cose non ci sono più, e nella sua mente, solo con se stesso, vaga continuamente il pensiero: “e pensare, che io, in una di queste case ci sono nato e forse era pure di notte.“
Di giorno, invece, per Johnny, i grigi del paesello, diventano luminosi, la chiesa, il bar, la scuola (che non c’è più), il monumento, la piazza, il campanile, le emozioni, le illusioni. Ma Johnny si rende conto che il tempo è passato e le cose sono cambiate. I campi non sono più fertili, i contadini non ci sono più, le campane del campanile risuonano sempre meno spesso. Rimane il campanile che per lui è sempre il simbolo della sua infanzia, il legame con il passato che lo rende orgoglioso e gli ricorda sempre dove lui è nato.
Johnny raccoglie tutti questi elementi, li mette insieme, li miscela, li trascrive in immagine e fa nascere un libro “La mia biografia“ dove, nel suo formato elegante e raffinato, fa emergere tutta la bellezza del suo paese natale. Una bellezza che la mostra al mondo come se volesse richiamare l’attenzione su un gioiello di grande valore che sembrava fosse andato perduto.
Johnny, l’emigrante adolescente, oggi viaggia per il mondo, in terre lontane ed estreme, in altri angoli del pianeta, alla scoperta di luoghi, anch’essi un po’ fuori dal mondo. Porta sempre stretto in sé la sua cultura paesana, ma soprattutto quel paesino di montagna dell’entroterra molisano che per Johnny sarà sempre il luogo che gli ha insegnato il valore della semplicità, il luogo che gli ha dato la vita.