Ricordi d’infanzia

Ricordi d’infanzia di una fredda notte di Natale degli anni ’50 a Sant’Angelo del Pesco.

A Sant’Angelo del Pesco, il Natale di un tempo, agli occhi di noi bambini, aveva un fascino unico, scandito da festività autentiche e profondamente sentite. L’attesa iniziava con largo anticipo, settimane prima della festa vera e propria, trasformandosi in un crescendo di emozioni. In ogni casa ci si preparava con semplicità: piccoli gesti e decorazioni fatte in casa bastavano a rendere magico l’intero periodo natalizio.

Un particolare incanto proveniva dal profumo intenso della legna, raccolta nei boschi vicini, che impregnava delicatamente l’aria. Quel profumo per noi bambini rappresentava già l’inizio di qualcosa di speciale, una promessa silenziosa di momenti straordinari che stavano per arrivare.

Il clima delle festività natalizie era palpabile nell’aria, accompagnato da un senso diffuso di attesa, come se una vita nuova, ricca di speranza e amore, fosse pronta a manifestarsi. Dai camini delle case si diffondeva un fumo fragrante, che portava con sé gli aromi invitanti delle pizzelle, dei turcinelli e delle altre squisite prelibatezze tipiche della nostra tradizione natalizia.

Il Natale, festa per eccellenza dedicata alla famiglia, era già percepibile ovunque, nell’atmosfera e nei nostri cuori, colmandoci di gioia e serenità.

Per noi bambini e ragazzi, l’atmosfera natalizia cominciava a farsi sentire già diverse settimane prima del giorno di Natale. A scuola, la maestra ci invitava a portare ognuno qualcosa per realizzare insieme il presepe. Così, ognuno contribuiva con entusiasmo: alcuni portavano statuette, altri piccoli ponticelli o casette di legno. Altri ancora, passeggiando lungo le colline circostanti, raccoglievano muschio fresco. In classe regnava un clima di gioiosa collaborazione, e tutti ci radunavamo intorno alla maestra per creare, insieme, un presepe speciale.

In classe, leggevamo poesie e racconti dedicati alla magica notte di Natale, ripercorrendo con emozione il viaggio di Giuseppe, Maria e l’asinello per le strade di Betlemme alla ricerca di un rifugio. Il giorno prima delle vacanze natalizie, la maestra ci invitava a scrivere una piccola canzone natalizia che poi avremmo imparato a memoria, aggiungendo così un tocco speciale di allegria e condivisione al clima festoso già presente.

Finalmente era arrivato il momento tanto atteso delle vacanze natalizie. Per noi bambini era già Natale: un periodo dedicato alla famiglia e all’amore, un’occasione speciale in cui nei nostri cuori e pensieri risplendeva qualcosa di unico, diverso da tutti gli altri giorni dell’anno.

Nel pomeriggio della vigilia di Natale, al calare del sole, tutto il paese si radunava nella piazza principale per assistere all’accensione del tradizionale fuoco natalizio. Questo evento, per noi bambini, assumeva un significato profondo e simbolico: il calore delle fiamme rappresentava infatti l’accoglienza affettuosa riservata alla nascita del bambinello.

A mezzanotte iniziava la solenne celebrazione della messa natalizia. Già nei giorni precedenti, l’altare maggiore della Chiesa Madre veniva decorato con fiori variopinti, e noi bambini attendevamo con gioia e impazienza quella funzione così speciale. La chiesa era gremita, e tante persone continuavano ad arrivare, nonostante l’ora tarda. Avevamo resistito al sonno fino a notte fonda proprio per assistere a questo momento emozionante.

A mezzanotte precisa, da una tenda di stoffa bianca veniva scoperto il giaciglio che ospitava la statuetta di Gesù bambino. Un coro spontaneo e potente si levava immediatamente, e tutti insieme, adulti e bambini, intonavamo con entusiasmo “Tu scendi dalle stelle”, il tradizionale inno natalizio conosciuto e cantato ovunque, anche nelle scuole. Al termine della messa, un’altra tenda si apriva, rivelando un presepe grande, ricco di dettagli e straordinariamente bello.

Dopo la messa di mezzanotte, ci ritrovavamo tutti attorno al calore del grande fuoco acceso in piazza, luogo di incontro fino a tarda notte. Tra le luci scintillanti e le melodie natalizie che riempivano l’atmosfera, ci scambiavamo gli auguri, condividendo sorrisi e abbracci nel segno della tradizione e dell’affetto reciproco.

Noi bambini, al termine dei festeggiamenti in piazza, rientravamo a casa dove ci aspettavano i nonni e i parenti. Trascorrevamo il resto della notte insieme, raccontandoci storie e divertendoci con giochi semplici e fatti in casa. A Sant’Angelo del Pesco, era finalmente Natale, e nei nostri cuori regnava una gioia profonda e sincera.