Storie ai confini del mondo

NY-ÅLESUND, SVALBARD. Antico avamposto artico e punto di partenza per grandi esplorazioni scientifiche e geografiche, oggi circondato dalla fauna polare, come i trichechi che popolano le sue coste. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

Amundsen e Nobile alla conquista del Polo Nord

Il 12 maggio 1926 il cielo artico fu solcato da una sagoma imponente: il dirigibile NORGE. A bordo, due uomini uniti dall’audacia e dal desiderio di spingersi oltre i confini conosciuti: il norvegese Roald Amundsen, già celebre per le sue imprese polari, e l’ingegnere italiano Umberto Nobile, mente e artefice della macchina volante.

Fu in quel giorno che, per la prima volta nella storia, l’umanità toccò con lo sguardo il cuore del Polo Nord. Non vi trovarono la terra misteriosa che molti avevano immaginato, ma un vasto oceano gelato: un mare silenzioso, coperto da banchise in continuo movimento. Davanti a loro non c’era un nuovo continente da conquistare, ma la rivelazione di un mondo diverso, fragile e grandioso, sospeso tra ghiaccio e infinito.

NY-ÅLESUND MUSEUM, SVALBARD. Situato in uno degli insediamenti più a nord del mondo, il museo custodisce reperti e testimonianze che raccontano la storia dell’arcipelago e delle attività umane nell’Artico, dalle prime esplorazioni alle ricerche scientifiche moderne. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

Il velivolo Josephine Ford, 1926

Nel 1926 l’aviatore statunitense Richard E. Byrd, accompagnato dal copilota Floyd Bennett, arrivò a Ny-Ålesund, alle Svalbard, con un obiettivo ambizioso: conquistare il Polo Nord in volo.

La loro macchina, un Fokker, battezzato Josephine Ford in onore della figlia di Edsel Ford, presidente della Ford Motor Company, che aveva finanziato la spedizione, fu trasportato a riva con piccole imbarcazioni e immediatamente messo in sicurezza: per Byrd era essenziale decollare al più presto e precedere il norvegese Roald Amundsen, già pronto a tentare l’impresa con il dirigibile NORGE.

NY-ÅLESUND MUSEUM, SVALBARD. Pannello dedicato al velivolo JOSEPHINE FORD (1926), utilizzato da Richard Byrd e Floyd Bennett nel tentativo di raggiungere il Polo Nord, testimonianza delle grandi imprese aeree dell’età delle esplorazioni polari. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

Il 9 maggio Byrd e Bennett partirono da Ny-Ålesund, volando verso nord. Dopo 15 ore e mezza di volo, al loro ritorno, annunciarono trionfanti di aver raggiunto il Polo Nord. Ma già nei mesi successivi emersero dubbi: i dati di navigazione e i loro racconti personali lasciavano intendere che in realtà non fossero arrivati così lontano. Oggi, la comunità scientifica ritiene che l’impresa di Byrd e Bennett non sia stata portata a termine.

Il dirigibile Norge, 1926

Due giorni dopo, l’11 maggio 1926, fu la volta del dirigibile NORGE. Al comando vi erano due uomini leggendari: l’esploratore norvegese Roald Amundsen già conquistatore capace di raggiungere il Polo Sud (1911-1912), e l’ingegnere italiano Umberto Nobile, progettista e pilota dell’aeronave. Con 16 uomini a bordo, l’aeronave sorvolò per la prima volta il Polo Nord.

Il viaggio fu epico: decollato alle 10 del mattino, il NORGE raggiunse il Polo Nord nella notte del 12 maggio 1926, alle 01:25. Per la prima volta nella storia l’umanità vedeva con i propri occhi il “tetto del mondo”: non una terra solida, ma un oceano gelato, un mare coperto di banchise in movimento. Dall’alto vennero lanciati i vessilli di Norvegia, Italia e Stati Uniti, che aveva finanziato la spedizione, simbolo di un’impresa condivisa.

NY-ÅLESUND, SVALBARD. Il busto di Roald Amundsen, celebre esploratore norvegese, ricorda le spedizioni polari che partirono da questo insediamento artico, punto di partenza di importanti missioni scientifiche e geografiche verso il Polo Nord. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

Dopo un volo di 72 ore e 5.456 chilometri, il dirigibile raggiunse Teller, in Alaska, il 14 maggio 1926. Era la prima vera conquista del Polo Nord in aria. In Alaska fu la fine di un viaggio che aveva cambiato la storia delle esplorazioni polari.

Il dirigibile Italia, 1928

Due anni più tardi, Umberto Nobile tornò a Ny-Ålesund con un nuovo aeromobile: il dirigibile ITALIA. Era il 6 maggio 1928. L’obiettivo era scientifico: esplorare il Polo Nord con strumenti moderni, studiare le condizioni atmosferiche e cartografare la regione. Per l’impresa vennero riutilizzati l’hangar e il mast di attracco del dirigibile gemello NORGE.

Dopo due missioni riuscite, il 23 maggio il dirigibile ITALIA ripartì con 11 uomini verso il Polo Nord. Riuscì a raggiungerlo, ma durante il rientro venne sorpreso da una tempesta. Il 25 maggio, il sogno di Umberto Nobile si tinse in tragedia: l’aeronave con Umberto Nobile precipitò sul ghiaccio, dove sei uomini scomparvero con il corpo principale dell’aeronave, mentre Umberto Nobile e il resto dell’equipaggio rimasero intrappolati sul ghiaccio per 48 giorni, dove allestirono un campo di fortuna sulla banchisa.

NY-ÅLESUND MUSEUM, SVALBARD. Pannello dedicato al dirigibile ITALIA (1928), protagonista della celebre spedizione artica guidata da Umberto Nobile, una delle imprese più note e drammatiche dell’esplorazione polare del Novecento. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

La notizia del disastro scatenò una delle più grandi operazioni di soccorso mai organizzate nell’Artico: aerei, navi, slitte trainate da cani, e circa 1.500 uomini mobilitati da vari paesi si misero in marcia verso l’Artico. Tre membri tentarono di raggiungere la salvezza camminando sul ghiaccio: lo svedese Finn Malmgren morì durante l’impresa.

Persino Roald Amundsen decise di unirsi alla missione di soccorso. Partì da Tromsø in Norvegia a bordo dell’idrovolante francese Latham 47, insieme a quattro aviatori francesi. L’aereo scomparve tra Tromsø e l’Isola degli Orsi: nessuno dei membri venne mai ritrovato. Era il 18 giugno 1928.

NY-ÅLESUND MUSEUM, SVALBARD. Pannello esplicativo del museo dedicato al ruolo di questa base artica come centro internazionale di ricerca scientifica, con particolare attenzione agli studi sull’ecotossicologia e ai cambiamenti ambientali nell’Artico. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

La tragedia del dirigibile ITALIA costerà nel 1928 la vita allo stesso Roald Amundsen, accorso in aiuto di Umberto Nobile.

Finalmente, il 12 luglio, la rompighiaccio sovietica Krassin riuscì a trarre in salvo i superstiti del campo artico. Il ritorno di Umberto Nobile e dei suoi uomini a Ny-Ålesund fece il giro del mondo: una vicenda di coraggio e tragedia che consacrò il mito delle grandi esplorazioni polari.

Queste imprese, tra gloria e tragedia, segnarono la fine dell’epoca dei dirigibili polari e l’inizio di un nuovo modo di esplorare il “tetto del mondo”.

Roald Amundsen: (Borge, Norvegia, 16 luglio 1872 – Mar Glaciale Artico, 18 giugno 1928).

Umberto Nobile: (Lauro, Italia, 21 gennaio1885 – Roma 30 luglio 1978).

Il contributo scientifico del NORGE e ITALIA

La missione del dirigibile NORGE, guidata da Roald Amundsen e Umberto Nobile, non fu solo un’impresa eroica o un primato da conquistare: permise di dimostrare per la prima volta che al Polo Nord non esistevano terre emerse, ma soltanto acqua e banchise in movimento.

Due anni più tardi, la missione del dirigibile ITALIA, pur conclusasi in tragedia, confermò lo stesso risultato scientifico: tra la Groenlandia, il Polo Nord e l’Alaska non vi erano isole o continenti nascosti, come ancora si credeva, ma solo acqua e sterminati deserti di ghiacci.

MAR GLACIALE ARTICO. Un paesaggio senza confini, dominato da distese infinite di ghiaccio che evocano l’immagine di un deserto bianco sospeso tra silenzio e immensità. – leMultimedia.info / Oreste Di Cristino [Svalbard]

Fino ad allora molti atlanti segnavano ancora isole fantasma o arcipelaghi mai visti, frutto di leggende e ipotesi non verificate. Il volo del NORGE prima e ITALIA due anni dopo, lungo la rotta Svalbard–Polo Nord–Alaska spazzò via ogni illusione: oltre il “tetto del mondo” non c’erano terre sconosciute, ma solo oceano coperto di ghiacci in continuo movimento.

In questo modo, le avventure del NORGE e ITALIA non solo alimentarono i miti e le tragedie delle esplorazioni polari, ma contribuirono in maniera decisiva a cancellare le ultime incertezze geografiche, consegnando all’umanità una nuova, più precisa visione del Grande Nord.