Abbiamo raggiunto la Baia di Botnia, nelle acque dell’estremo nord del Golfo di Botnia, non lontano dal confine tra Finlandia e Svezia. Una parte di mare, il più settentrionale del Mar Baltico che a differenza dei mari europei della stessa latitudine, come il Mare di Norvegia o il Mare del Nord, rimane ghiacciato sei mesi all’anno. Il basso contenuto di sale è la ragione principale di tale evento.
Le attività di numerose industrie di pollame russe ed europee, le cui emissioni di fosforo si riversano nel Mar Baltico, sono una vera bomba ecologica – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
Arriviamo nel porto di Båtskärsnäs al largo della città di Kalix, in Svezia. In queste prime ore di luce, la giornata è limpida senza una nuvola. Una nave è ferma in banchina. È una nave rompighiaccio. Saliamo a bordo. Partenza immediata. Si va verso il largo e, al suo passaggio, l’enorme rompighiaccio, frantumando lo spesso strato di ghiaccio, rompe il silenzio di una natura incontaminata e incantata fatta di piccole casette colorate. Guardando il paesaggio costiero che lasciamo dietro di noi mentre ci allontaniamo dal porto, sembra strano immaginare che 9.000 anni fa, dopo l’era glaciale, quello che stiamo vedendo dal pontile della nave fosse in gran parte sommerso dall’acqua. Sì, proprio nove millenni anni fa, tutto il territorio situato intorno al Mare di Botnia, era sommerso a circa 200 metri di profondità.
Ogni anno finiscono nei mari tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
L’intera costa occidentale della Finlandia, e in particolare dalla regione dell’Ostrobotnia a quella della Lapponia: le città di Seinäjoki, Vaasa, Kokkola, Oulu, Kemi e persino Rovaniemi erano completamente sommerse e nel sud della Finlandia nemmeno la città di Turku e la capitale Helsinki esistevano.
Paesi con la più elevata sensibilità ambientale come Danimarca, Germania, Finlandia, Svezia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Russia si affacciano sul Mar Baltico – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
Il Mar Baltico è il mare più giovane del pianeta ed è uno degli ecosistemi più sensibili. I suoi golfi e le sue baie costituiscono una delle più grandi distese di acqua salmastra al mondo e rappresentano un ricco ecosistema. Ma a causa del cambiamento climatico sono anche tra i più esposti e i più vulnerabili.
Il Mar Baltico è il mare più giovane del pianeta ed è uno degli ecosistemi più sensibili. – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
Nel corso degli anni, Ervins Vilcins, pescatore da oltre 35 anni, ha pescato campioni di pesce per i ricercatori e anno dopo anno è stato testimone di questo cambiamento climatico, che, secondo lui, non si riflette solo nella quantità del pescato.
« Gli inverni rigidi sono sempre più rari » dice Ervins Vilcins « L’acqua diventa più calda e, di conseguenza, la varietà di pesci sta aumentando e la nostra fauna ora comprende altre specie di pesci, che prima non esistevano. Per non parlare dei microrganismi che non possiamo notare. La natura cambia velocemente ».
Nelle acque gelide del Mare di Botnia al largo della città di Kalix in Svezia. Nel Mar Baltico, uno dei mari più inquinati al mondo – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
Qui nel Mar Baltico, salmoni e merluzzi, una volta abbondanti, sono oggi sempre più rari. Le specie si stanno estinguendo non solo a causa della pesca eccessiva, ma anche perché le loro zone di riproduzione si sono ridotte. I cambiamenti atmosferici provocano un aumento della temperatura dell’acqua, una riduzione della copertura di ghiaccio e una diminuzione della salinità. Ma non è solo il riscaldamento globale ad uccidere il Baltico. L’inquinamento causato dalla produzione industriale e dall’agricoltura è anche responsabile per un mare così piccolo e poco profondo. Un mare oggi considerato come uno degli ecosistemi più inquinati al mondo.
Ma non è ancora troppo tardi per riportare i nostri oceani in habitat puliti e ricchi di risorse – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
Cambiamenti questi che ovviamente noi al momento non possiamo vedere dal pontile della nave, ma che ci vengono raccontati da informatori, pescatori e ricercatori che sono con noi a bordo di questa nave, sono loro che raccolgono, giorno dopo giorno, testimonianze di un cambiamento climatico preoccupante. Uno di loro sostiene che, a una profondità superiore agli 80 metri, il Mar Baltico è da considerare zona morta, poiché la quantità di ossigeno non è sufficiente per gli organismi viventi.
La Convenzione di Helsinki, alla quale l’UE, gli Stati membri baltici e la Russia hanno aderito, fornisce un solido quadro per affrontare l’inquinamento nel Mar Baltico – © Oreste Di Cristino [Bothnian Bay, Sweden]
Al ritorno, scendendo dalla nave rompighiaccio e guardando l’immensa e suggestiva distesa di ghiaccio verso l’orizzonte, uno di loro ci confida: « Uno dei mari più inquinati al mondo si trova in Europa, ed è il Mar Baltico. Decenni di contaminazioni chimiche, pesca eccessiva e cambiamenti climatici hanno minato la salute di questo mare, provocando una grave crisi ambientale, economica e sociale. Ma, fortunatamente, non è ancora troppo tardi ».