Nel tumulto dei tempi moderni, il dialetto si dissolve lentamente, lasciando un vuoto nelle nostre vite. Tra le giovani generazioni, il dialetto si estingue, portando alla triste prospettiva di un “disastro“ imminente. Dobbiamo agire per conservare questo tesoro linguistico, altrimenti perderemo una parte irripetibile della nostra identità culturale.
…v’ pozz fà na dumanda? Ma vu alla scola c’ set jut o no? E p’cché n’ parlet l’ santangiules?
…sentite, vi posso fare una domanda? Ma voi a scuola ci siete andati o no? E perché non parlate il santangiolese?

È vero, il mondo è in rapida trasformazione, ma il dialetto sussurra ancora; un segreto prezioso che pochi, purtroppo, conoscono ancora. È il linguaggio delle nostre radici, intrecciato con la storia e l’identità di un popolo, ma siamo incapaci di trasmetterla alle giovani generazioni. Speriamo che un giorno la bellezza del dialetto possa risorgere, perché senza di essa, siamo privati di una parte preziosa della nostra eredità culturale.
A Sant’Angelo del Pesco abbiamo un tesoro linguistico che si nasconde tra le sue strade e dentro le sue case. Il parlato locale, conosciuto come “santangiolese“, è un affascinante riflesso di un passato intenso e di una comunità emigrata. I suoi suoni evocano storie lontane che se ascoltate con attenzione, si scopre l’armonia nascosta di questa lingua ancestrale. I santangiolesi, nel loro peregrinare per il mondo, hanno portato con sé la melodia delle loro radici. Una lingua che è diventata una forma di legame, un segno tangibile di appartenenza alla terra natia e alla loro storia.
Cumbà, coma stié? «Stieng buon, m’ so n’grassat gné n’ purchitt!»
Jé ch’scimmaccat, siv n’ biell giovn!
Uè, come stai? «Sto bene, sono ingrassato come un maialino!
Ah, che peccato, eri un bel ragazzo!

I suoni particolari del santangiolese possono risultare incomprensibili all’orecchio non allenato. Ma c’è una bellezza misteriosa in questo enigma linguistico. Attraverso la sua musicalità, il santangiolese incarna l’essenza di una comunità che ha vissuto oltre i confini, conservando gelosamente la propria identità. La lingua santangiolese è come un viaggio sonoro nel passato che permette alle generazioni future di toccare le radici dei loro antenati. Mentre cammino per le strade di Sant’Angelo del Pesco, mi lascio trasportare dai suoni avvolgenti del santangiolese. Ascoltare le voci della mia gente è un’eco che parla di coraggio e resilienza. Se solo riuscissimo a mantenere quest’arte linguistica, diventeremmo custodi di un patrimonio che rischia di andare perduto. Il santangiolese è un tesoro da preservare.
…ma ch’ biell giuvn e ch’ bell giuvnett t’nemm a Santagnr!
…ma che bei ragazzi e che belle ragazze abbiamo a Sant’Angelo del Pesco!
Nel 2010, col santangiolese Luigi De Palatis, mi sono impegnato nel raccogliere i tesori linguistici del nostro paese. Con passione e dedizione, abbiamo documentato la terminologia e i modi di dire che raccontano le nostre radici, quelli portati avanti con orgoglio dai santangiolesi, che come lui, sono sparsi nel mondo. Una raccolta di storie e aneddoti in dialetto come omaggio alle voci del passato e alla tradizione ancora viva nei cuori dei santangiolesi. Documentate nella loro forma autentica, come venivano pronunciate, queste narrazioni ci avvolgono con la magia di un tempo che sembra immortale.
…la dmenca, dop la messa d’ m’zzjuorn, z’ truvavamm tutt quient miezz a la chiezza.
…la domenica, dopo la messa di mezzogiorno ci incontrevamo tutti in piazza.

Il nostro caro compaesano, Luigi De Palatis, non è più con noi. In eredità ci ha lasciato il desiderio di preservare i tesori linguistici del suo paese, Sant’Angelo del Pesco. Il suo spirito e la sua passione vivono in questa missione che vuole rappresentare un omaggio duraturo al suo straordinario contributo.
Luig’: r’ figl’ d’ p’ppnella e marien d’ r’ prs’dent
Luigi: il figlio di Peppinella e Mariano De Palatis
– Sant’Angelo del Pesco e il suo dialetto – Edizione 2010. Una raccolta affascinante di termini, vocaboli, frasi e modi di dire che rappresentano l’essenza stessa di Sant’Angelo del Pesco, un vero e proprio tesoro linguistico. Dobbiamo accettare la sfida di preservare il nostro dialetto. Un impegno, che ci consente di proteggere e valorizzare la nostra cultura, ma soprattutto, scoprire meglio anche noi stessi. Mantenendo viva questa lingua, tramandiamo un patrimonio unico e prezioso alle generazioni future.